“Rain Man”: autismo e terapia comportamentale
- Irene Passalacqua
- 13 mag 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 14 mag 2021

“Rain Man” è un film che vede come protagonista un giovane Tom Cruise alle prese con un fratello autistico, Dustin Hoffman.
Un uomo, molto egocentrico ed alquanto egoista scopre che il defunto padre ha lasciato la sua intera eredità ad un fratello del quale non conosceva l’esistenza. Una cosa lo colpisce in particolar modo: il fratello in questione è autistico.
Presto tra i due però nasce qualcosa di speciale.
AUTISMO

Perché Tom Cruise in questo film interpreta un uomo così incapace di accettare che una intera eredità possa essere gestita da un fratello che lui considera “stupido” ?
L’autismo, meglio definito “disturbo dello spettro autistico“, è un particolare disturbo dello sviluppo neurobiologico che principalmente implica una compromissione qualitativa della comunicazione verbale e non verbale e delle interazioni sociali.
Molto frequenti sono anche manie ed atteggiamenti piuttosto ripetitivi.
Il medico Leo Kanner utilizza il termine per diagnosticare un disturbo che comprende le relazioni sociali e la sfera emotiva, mentre antecedenti a tale dimostrazione, sono le osservazioni effettuate da altri medici con pazienti affetti dal medesimo disturbo e che, però, hanno portato gli psichiatri ad una
diagnosi di schizofrenia.
Donald Triplett è stata la prima persona a cui è stato diagnosticato l’autismo.
Donald nasce nel 1933.
Prima della diagnosi di autismo a Donald viene diagnosticato un disturbo mentale e di conseguenza viene ricoverato in un istituto per malattie mentali. Ma ciò è tipico dei bambini ai quali veniva diagnosticato un disturbo mentale in quel periodo.

Nel corso degli anni tutto cambia, la scienza evidenzia grandi progressi e nel 1968 nasce in America la terapia ABA (Applied Behavior Analysis) ormai utilizzata in tutto
il mondo.
Ma cerchiamo di capire un po’ meglio di cosa si tratta;
La Dottoressa Vincenza Giurintano, psicologa, spiega come ai bambini affetti dal disturbo dello spettro autistico sia vitale tale terapia.
Il bambino in questione dunque ha bisogno di un costante supporto emotivo. Il lavoro viene svolto e basato sui suoi interessi e su ciò che più gli piace spingendolo in questo modo verso una capacità maggiore di comunicazione:“se un bambino impara a comunicare i comportamenti problematici tendono a ridursi, poiché spesso tanti comportamenti presenti nell’autismo sono dovuti ad una incapacità da parte di questi bambini di esprimere i propri bisogni e se noi diamo uno strumento di comunicazione valido, la maggior parte dei comportamenti denotati come problematici si riducono”, spiega la Dottoressa Giurintano.
Inoltre il lavoro viene svolto sulle autonomie, sulla capacità di prestare attenzione all’altro. La terapia ABA è l’intervento che si è dimostrato più efficace: “non si deve avere l’idea che questi bambini non possano apprendere, ma piuttosto bisogna capire quanto in realtà essi possano apprendere attraverso delle strategie e delle tecniche specifiche.”
In seguito aggiunge la Dottoressa: “in un bambino neurotipico abbiamo una motivazione innata , dunque intrinseca ad apprendere, nell’autismo invece quello che penalizza il bambino è la mancanza di motivazione, non avendo appunto gli strumenti necessari.”
Vi è una mancanza di interesse nell’apprendere, dunque L’ABA consiste nel trovare una serie di strumenti capaci di insegnare delle abilità.
La Dottoressa Vincenza Giurintano continua: ”Tali strumenti sono dei rinforzi affinché il bambino possa essere spinto da un interesse.
Ad esempio il bambino deve svolgere un puzzle e solo dopo averlo finito diamo <<un rinforzo>> premiandolo con qualcosa che gli piace , in tal modo lo spingiamo ad essere motivato. Così il bambino scopre il piacere di ricevere un complimento oppure di ricevere un abbraccio o una carezza.
Lo scopro principale è quello di insegnare qualcosa.“
I bambini autistici percepiscono il mondo in maniera opposta al nostro, l’intervento ABA non comporta una sorta di ”normalizzazione” del
bambino, bensì una accettazione di ciò che si è conseguito da un miglioramento di alcuni aspetti del comportamento.
“L’autismo non è una malattia. È un modo di essere ed in questo non c’è nulla di sbagliato.“
Irene Passalacqua
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